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Intento di ricerca: guida completa per capire e sfruttare la chiave del posizionamento SEO

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Quando digiti qualcosa nella barra di ricerca su Google stai cercando una risposta, una soluzione o magari un prodotto. Ma ogni volta che effettui una ricerca, non stai solo inserendo parole chiave: stai comunicando un’intenzione. Ecco, questa intenzione nella SEO si chiama intento di ricerca.

Capire l’intento di ricerca significa andare oltre le parole e interpretare il bisogno reale dell’utente. È un aspetto fondamentale per chiunque voglia posizionarsi online, perché permette di creare contenuti in linea con ciò che le persone cercano davvero. Non basta più ottimizzare una pagina con le giuste keyword: serve intercettare l’intenzione che muove quella ricerca.

Nel corso di questo articolo vedremo cosa significa intento di ricerca, quali sono le sue tipologie, come riconoscerlo e soprattutto come utilizzarlo per migliorare la visibilità del tuo sito. Lo faremo con un linguaggio semplice e con tanti esempi concreti, così da aiutarti a costruire contenuti efficaci e pertinenti, anche se non hai grande dimestichezza con l’argomento (e in tal caso ti invitiamo a leggere anche la nostra guida introduttiva alla SEO).

Differenza tra intento di ricerca, query e parola chiave

Prima di entrare nel dettaglio è importante chiarire tre concetti che spesso vengono confusi o male interpretati: intento di ricerca, query e parola chiave. Sebbene siano strettamente collegati, non sono affatto sinonimi.

Le query e le parole chiave

Una query è la dicitura precisa che un utente digita sul motore di ricerca. Può essere una frase intera, una domanda o una semplice combinazione di parole. Ad esempio: “cos’è il kefir” è una query.

Query E Keyword

Una parola chiave è l’elemento centrale della query, quello su cui si concentra l’interesse. Nel caso precedente, la parola chiave potrebbe essere “kefir”. Le parole chiave sono spesso usate dagli specialisti SEO per strutturare i contenuti in modo ottimale. Una parola chiave può essere utilizzata all’interno di tantissime query. Per esempio, rimanendo nel caso sopra citato, ecco alcune varianti:

  • kefir benefici
  • kefir fatto in casa
  • miglior kefir supermercato
  • kefir senza lattosio

Ma perchè allora non focalizzarsi solo sulle parole chiave anziché le query per comprendere l’intento? Vediamolo con un ulteriore esempio relativo alla keyword “kefir”.

Intento Di Ricerca E Keyword

I risultati di ricerca associati a questa parola chiave appaiono piuttosto eterogenei:

  • al primo posto abbiamo contenuti informativi, come la pagina di Wikipedia e delle foto generiche rappresentative del prodotto;
  • il secondo contenuto è di tipo sempre informativo, ma più scientifico-sanitario;
  • seguono poi prodotti da poter acquistare, con tanto di prezzi e immagine della confezione;
  • a seguire abbiamo ricette, approfondimenti e schede prodotto varie.

In buona sostanza davanti a una parola chiave così varia Google ci sta mandando un messaggio molto preciso: ha capito l’argomento di nostro interesse, ma non ha ben chiaro perché stiamo facendo una ricerca. Ecco, la query serve proprio a questo.

Gli intenti di ricerca

Fatta questa prima disamina, possiamo approcciarci con più facilità all’intento di ricerca, che possiamo definire come l’obiettivo nascosto dietro la query. Cosa vuole davvero sapere o fare l’utente? Nell’esempio “cos’è il kefir” l’intento è di tipo informativo: l’utente pone una domanda molto generica, lasciando quindi intuire di sapere poco o niente dell’argomento e di ricercare informazioni elementari.

Serp Con Intento Informazionale

I risultati di ricerca ci confermano le nostre sensazioni: Google infatti restituisce come primi risultati una pagina di Wikipedia dedicata alla definizione del kefir, e una serie di foto per aiutare a comprendere il prodotto anche visivamente.

Anche la query “kefir benefici” rivela un intento informativo, ma con una leggera sfumatura rispetto al caso precedente. Qui infatti notiamo un maggiore interesse agli aspetti salutistici o nutrizionali rispetto alle nozioni o alla definizione. La priorità, in questo caso, è conoscere le motivazioni che potrebbero spingere alla consumazione del kefir.

Capire questa distinzione è fondamentale: due query diverse possono avere la stessa parola chiave ma intenti molto diversi oppure, come nell’esempio appena mostrato, stesso intento ma con sfumature differenti.

L’intento di ricerca, in altre parole, è ciò che l’utente spera di ottenere digitando una determinata parola chiave. Vuole leggere un approfondimento per schiarirsi le idee? Vuole confrontare prodotti per una valutazione prima dell’acquisto? Oppure è già pronto per acquistare? E quanto è pronto? Capire questa intenzione ci aiuta a creare contenuti più utili, mirati e performanti.

Ripartiamo dagli esempi precedenti:

  • la query “cos’è il kefir” rivela un intento informativo;
  • la query “miglior kefir supermercato” è una ricerca più orientata all’acquisto, e per questo possiamo catalogarla come transazionale.

Anche in questo caso la serp ci fornisce la prova di quanto questa seconda query abbia un intento transazionale, mostrando siti in cui acquistare prodotti o confrontare prezzi e brand differenti.

Intento Transazionale

Sapere interpretare correttamente queste sfumature ti permette di realizzare contenuti su misura, che rispondono con precisione alle esigenze reali del tuo pubblico.

Tipologie di intento

1. Intento informativo

Questo tipo di intento si presenta quando una persona ha bisogno di capire, imparare o conoscere qualcosa. Le ricerche informative sono spesso formulate come domande o richieste di chiarimento. In genere, chi ha un intento informativo non sta cercando di acquistare subito qualcosa, ma vuole prima raccogliere informazioni.

Ad esempio, se qualcuno cerca “cos’è un dominio” oppure “come funziona l’hosting”, sta chiaramente cercando una spiegazione semplice e accessibile.

L’obiettivo non è vendere subito, ma costruire fiducia e autorevolezza.

Ritornando all’esempio precedente, se proviamo a digitare “kefir benefici” noteremo che in questo caso il primo risultato non è Wikipedia, pur trattandosi di una query di tipo informativo. Essendo qui l’esigenza più legata al tema salute, benessere e nutrizione, Google affina l’analisi dell’intento e offre dei risultati ben focalizzati su questi argomenti.

Intento Informativo Sfumature

2. Intento navigazionale

L’intento di ricerca navigazionale emerge quando una persona ha già in mente un sito o un marchio e vuole raggiungerne una pagina specifica. In questo caso, l’utente sa dove vuole andare e usa Google come scorciatoia per arrivarci più velocemente.

Esempi tipici sono ricerche come “Amazon login” oppure “blog SupportHost”. In questi casi l’utente non sta cercando alternative, ma una risorsa precisa.

Intento Navigazionale

Per essere efficaci, le pagine destinate a questo tipo di intento devono essere facilmente accessibili, ottimizzate per i motori di ricerca e offrire una navigazione semplice. Le informazioni devono essere chiare, ben strutturate e facilmente reperibili.

3. Intento commerciale

Questo intento rappresenta la fase in cui l’utente ha già acquisito alcune informazioni e sta valutando diverse opzioni prima di prendere una decisione. Non è ancora pronto all’acquisto, ma vuole confrontare prodotti o servizi per capire qual è la scelta migliore.

Le ricerche tipiche includono frasi come “miglior hosting WordPress”, “SupportHost recensioni” o “SiteGround vs SupportHost”. L’utente sta raccogliendo opinioni, leggendo confronti e studiando pro e contro.

Intento Commerciale

Per rispondere bene a questo intento di ricerca è importante creare contenuti comparativi, recensioni dettagliate, tabelle di confronto e FAQ. L’obiettivo è offrire tutte le informazioni necessarie per aiutare l’utente a orientarsi nella scelta.

4. Intento transazionale

Quando l’utente ha un intento di ricerca transazionale, ha già deciso cosa vuole fare e vuole agire subito. Questo è il momento in cui è più vicino alla conversione: è pronto ad acquistare un prodotto, registrarsi a un servizio o compiere un’azione specifica.

Le ricerche transazionali includono query come “compra hosting economico”, “registrazione dominio .it” o “SupportHost prezzi”. L’obiettivo è chiaro: completare un’azione immediata.

Esempio Intento Transazionale

Per convertire le pagine devono essere semplici, veloci da navigare e con call to action (CTA) ben visibili. Devono comunicare subito cosa offre il servizio, quanto costa e cosa deve fare l’utente per iniziare.

Tipo di intento di ricerca
Cosa cerca l’utente
Esempi di query
Tipo di contenuto consigliato
Obiettivo
Informativo
Imparare, capire, ottenere informazioni
“cos’è un dominio”, “come funziona l’hosting”
Articoli del blog, guide, tutorial, glossari
Educare, aumentare la fiducia
Navigazionale
Raggiungere una pagina specifica o un sito preciso
“SupportHost login”, “contatti Amazon”
Homepage, pagine login, pagina contatti, chi siamo
Far trovare rapidamente la risorsa
Commerciale
Confrontare opzioni, valutare prima di acquistare
“miglior hosting WordPress”, “SupportHost recensioni”
Recensioni, confronti, FAQ, schede tecniche
Accompagnare verso la decisione
Transazionale
Compiere un’azione (acquistare, iscriversi, ecc.)
“compra hosting”, “registrazione dominio .it”
Landing page, offerte, pagine prodotto, moduli d’iscrizione
Spingere all’azione e alla conversione

Le tante sfumature del search intent

Non tutte le ricerche sono semplici da interpretare. A volte l’intento è implicito (non espresso chiaramente), oppure è misto.

Un caso sempre più diffuso è quello del multi-intento. Alcune query – come anche quella vista poco fa – contengono allo stesso tempo un intento informativo e uno commerciale. Ad esempio la query “prezzi hosting WordPress” mostra l’interesse dell’utente a ottenere informazioni ma anche a valutare potenziali fornitori. Non avendo infatti esplicitato un fornitore preciso, sta in qualche modo segnalando la sua apertura nel valutare le migliori opportunità che il settore offre.

Proviamo a vedere altri esempi:

  • intento implicito: “dove si può trovare il kefir”. L’intento sembra informativo, ma in realtà l’utente vuole sapere dove poter eventualmente comprarlo. Quindi è investigativo, una sottocategoria un pochino più specifica.

Anche qui la serp ci conferma la doppia valenza di questo intento. I primi contenuti infatti sono di tipo transazionale, con un elenco di prodotti affiancati.

Intento Implicito

Poco più sotto si trovano contenuti di varia natura, da supermercati a marchi di prodotti alimentari, fino anche a siti più generalisti e non propriamente orientati alla vendita.

Search Intent Implicito
  • Intento misto: “hosting economico opinioni”. Qui invece troviamo sia un’esigenza informativa che commerciale.

Ci sono poi gli intenti di ricerca locali o fisici, come “prodotti senza lattosio torino”. In questo caso la priorità ovviamente sarà data al luogo, tant’è che la serp mostrerà come primo risultato una mappa dei luoghi in cui trovare il prodotto richiesto.

Intento Locale

Un’altra evoluzione è l’aumento delle ricerche vocali e visuali. Con l’uso crescente degli assistenti vocali, gli utenti pongono domande più lunghe e colloquiali. Anche le immagini e i video vengono sempre più usati per rispondere a domande: da qui l’importanza di curare anche il contenuto visivo del sito.

Va da sé quindi che non tutte le ricerche si possono incasellare perfettamente in una delle quattro categorie principali che abbiamo visto prima. A maggior ragione, però, capire queste sfumature ti aiuterà a creare contenuti che coprono più esigenze.

L’importanza dell’intento di ricerca per il tuo sito

Google ha un unico obiettivo: mostrare i risultati più rilevanti in base a quello che cerca l’utente. Se il tuo contenuto non risponde in maniera precisa all’intento dietro la query Google lo scarterà, anche se hai usato la parola chiave giusta.

Capire l’intento di ricerca e agire in maniera coerente con esso può aiutarti a ottenere i seguenti risultati:

  • posizionarti meglio nella SERP;
  • aumentare il traffico qualificato, parlando all’utenza più in linea con i tuoi contenuti;
  • migliorare il tasso di conversione;
  • offrire un’esperienza migliore all’utente, felice di trovare ciò che stava cercando.

La parola chiave “kefir” da sola può avere molti significati. Se un utente cerca “hosting cos’è”, probabilmente vuole una spiegazione base. Se cerca “hosting WordPress migliore 2025”, vuole confrontare opzioni. Se digita “comprare hosting SupportHost”, è pronto all’acquisto.

Sarà quindi cruciale da una parte puntare sulla query più adatta al risultato che si vuole ottenere, e dall’altra preparare contenuti che lascino l’utente soddisfatto.

Customer Journey Intento

Intento di ricerca e funnel di vendita

Ogni intento corrisponde a un momento diverso del percorso dell’utente (Customer Journey), che nel marketing viene chiamato funnel. L’intento di ricerca è quindi un prezioso indicatore di dove si trova l’utente nel processo decisionale, che a sua volta ci aiuta tantissimo a capire che tipologia di contenuto potrebbe essere più apprezzata.

Nella parte alta del funnel (TOFU, cioè Top Of The Funnel), troviamo utenti che cercano informazioni. Qui funzionano bene:

  • contenuti educativi e divulgativi
  • blog
  • definizioni e approfondimenti tecnici e puntuali.

L’obiettivo è attirare traffico e iniziare a costruire autorevolezza. “Cos’è il kefir” rappresenta un intento di ricerca che ben rientra in questo punto della Customer Journey.

Nella fase intermedia (MOFU, cioè Middle Of The Funnel), l’utente confronta opzioni. Questa è l’area ideale per:

  • articoli comparativi
  • casi studio
  • testimonianze e recensioni.

Il contenuto deve aiutare a prendere una decisione informata. Ecco qui un altro esempio: “kefir o skyr”.

Infine, nella parte bassa del funnel (BOFU, cioè Bottom Of The Funnel), l’utente è pronto ad agire. A questo punto servono pagine ottimizzate per la conversione, schede prodotto con offerte chiare, call to action forti e percorsi semplici.

Ogni elemento del sito deve agevolare la scelta. Una query prossima alla conversione può essere “kefir senza lattosio prezzo”.

Riconoscere dove si colloca l’intento di ricerca nel funnel ti consente di proporre la giusta risposta nel momento giusto, aumentando notevolmente la probabilità di conversione.

Come riconoscere l’intento

Per capire l’intento che si cela dietro una parola chiave, come abbiamo visto anche nei paragrafi precedenti, un ottimo metodo di facile intuizione consiste nell’osservare la SERP, cioè la pagina dei risultati di Google. Analizzando i contenuti proposti dal motore di ricerca, possiamo intuire cosa Google ritiene più rilevante per quella specifica query.

Ad esempio, se digitando una parola chiave compaiono soprattutto articoli di blog, video o FAQ, l’intento è probabilmente informativo. Quando vedi recensioni, tabelle di confronto e opinioni, sei davanti a un intento commerciale. Se invece appaiono pagine prodotto, annunci sponsorizzati o ecommerce, è più probabile che l’intento sia transazionale.

Un primo metodo quindi è proprio quello di ricercare la parola chiave su Google e guardare cosa c’è nei primi 5 risultati. Quello è il tipo di contenuto che Google reputa più adatto a soddisfare quell’intento.

Serp Primi Risultati

Nell’esempio qui sopra per esempio possiamo vedere come sia cruciale l’associazione delle proprietà (causa) con i benefici derivanti (effetto), e come l’uso di una terminologia legata al mondo salutistico possa avere la sua importanza. Non solo: trattandosi di un tema in qualche modo legato alla salute, il motore di ricerca mette in prima posizione solo siti che godono di una certa reputazione e autorevolezza nel settore.

Il sito de La Cucina Italiana è quindi un errore? Assolutamente no, e per capirlo basta andare ad approfondire la singola pagina. Qui infatti scoprirai che i contenuti riportano il punto di vista di una dietista, quindi un’esperta del settore a cui viene affidato il ruolo di descrivere i benefici di questo alimento.

L’intento di ricerca si somma, infatti, anche all’intento e al tema generale di un sito web. Se questi siti – ritenuti particolarmente autorevoli su certe tematiche di salute e alimentazione – domani iniziassero a pubblicare articoli dettagliati su hosting e domini, per esempio, non otterrebbero i medesimi risultati di posizionamento.

Non basta, insomma, centrare l’intento di ricerca e fornire un’ottima soluzione: occorre anche dimostrare di avere la competenza giusta per avere voce in capitolo su quel determinato argomento.

Oltre all’analisi manuale della SERP, puoi anche utilizzare strumenti come:

  • Google Trends, per vedere come cambia l’interesse nel tempo.
  • AnswerThePublic, per scoprire domande frequenti collegate alla keyword.
  • SEOZoom, Ahrefs e SEMrush, per ottenere dati su volume di ricerca, difficoltà e analisi dell’intento.

Combinando questi strumenti con l’osservazione diretta puoi ottenere un quadro molto preciso dell’intento di ogni parola chiave. Questo ti permette di creare contenuti più mirati e, di conseguenza, più efficaci nel raggiungere il tuo pubblico.

Creare contenuti in base all’intento di ricerca

Una volta identificato l’intento che si cela dietro una determinata parola chiave, il passo successivo è realizzare un contenuto coerente. Ogni tipo di intento richiede una strategia diversa.

Se l’intento è informativo, è utile scrivere in modo semplice, fornire spiegazioni chiare e magari inserire immagini o schemi che aiutino la comprensione. Se invece l’intento è navigazionale, è importante rendere le informazioni facilmente raggiungibili: link ben visibili, pulsanti chiari, pagine che si caricano velocemente.

Per un intento commerciale, conviene concentrarsi su confronti trasparenti, opinioni di clienti, domande frequenti. Infine, per un intento transazionale, è essenziale guidare l’utente con titoli incisivi, pulsanti evidenti per l’acquisto, moduli brevi e pochi elementi di distrazione.

Un esempio di strategia dei contenuti potrebbe essere questa:

  • usare il blog per spiegare concetti e fornire delucidazioni (intento informativo);
  • ottimizzare le pagine di accesso e contatto per essere facilmente reperibili (intento navigazionale);
  • creare articoli che confrontano i propri servizi con altre realtà (intento commerciale);
  • strutturare le pagine dei servizi/prodotti in modo chiaro e con call to action evidenti (intento transazionale).

Adattare la struttura e il tono del contenuto all’intento non solo migliora la pertinenza per l’utente, ma aumenta anche il tempo di permanenza sul sito, la probabilità di clic e la fiducia nel tuo brand.

Come scrivere title e meta description per ogni intento

La coerenza tra intento di ricerca e struttura del contenuto deve riflettersi anche negli elementi SEO on-page, come:

  • Title tag: usa formule dirette per gli intenti transazionali (es. “Acquistare un dominio”) e descrittive per quelli informativi (es. “Come funziona un dominio”);
  • Meta description: rispondi subito alla domanda implicita nella query, anticipando il beneficio che l’utente troverà nella pagina;
  • Heading (H1, H2): organizza logicamente il contenuto in sezioni, seguendo il filo del ragionamento dell’utente.

Anche la presenza di elementi visivi coerenti con l’intento, come call to action visibili o box con definizioni, può contribuire ad aumentare il tasso di clic e ridurre il bounce rate.

Come monitorare e aggiornare i contenuti

Una volta pubblicato un contenuto, non finisce lì. È importante nel tempo controllare se risponde ancora bene all’intento dell’utente. L’intento di ricerca può cambiare: magari prima una parola chiave portava ricerche informative, ma ora viene usata per confrontare prodotti o acquistare.

Per fare queste verifiche, puoi usare Google Search Console. Nella sezione “Performance”, puoi vedere quali query portano traffico a una determinata pagina. Se noti che molte persone arrivano cercando un confronto ma la tua pagina spiega solo le basi, forse va aggiornata con una sezione comparativa.

Google Search Console Query

Essere pronti ad adattare i contenuti è una delle chiavi per restare rilevanti e ottenere risultati duraturi.

Errori comuni da evitare

Nel lavorare con gli intenti di ricerca, è facile commettere alcune ingenuità. Uno degli errori più diffusi è scrivere contenuti inadeguati rispetto all’intento. Ad esempio, una guida dettagliata su una pagina che dovrebbe vendere può confondere l’utente e ridurre le conversioni.

Ecco un riepilogo degli errori da non fare:

  • produrre contenuti generici che non rispondono a un’intenzione precisa;
  • usare la stessa pagina per coprire intenti troppo diversi;
  • ignorare i segnali della SERP;
  • non aggiornare i contenuti quando cambia l’intento prevalente.

Evitando questi scivoloni, potrai costruire un ecosistema di contenuti realmente utile e performante.

Conclusioni

L’intento di ricerca è il fondamento di una strategia SEO efficace. Comprenderlo e assecondarlo significa offrire contenuti rilevanti, costruire fiducia e generare risultati concreti.

Se gestisci un sito web, interpretare l’intento è una competenza indispensabile. Ti consente di parlare la lingua dei tuoi utenti, di guidarli nel loro percorso informativo e decisionale, e di convertire traffico in valore.

Stai cercando di ottimizzare il tuo sito in base agli intenti di ricerca del tuo pubblico? Lascia un commento e raccontaci la tua esperienza al riguardo!


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